Preconsuntivi 2013

RAPPORTO CONGIUNTURALE
PRECONSUNTIVI 2013

 

Sintesi
(dal Bollettino economico N. 74 – Ottobre 2013 di BANCA D’ITALIA)

L'espansione globale prosegue, ma senza rafforzarsi perdita di slancio - L'espansione dell'attività economica globale prosegue, ma risente di una delle economie emergenti. Le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso dagli organismi internazionali, anche se negli ultimi mesi sembra essersi arrestato il rallentamento dell'economia cinese. Resta un rischio per l'economia globale l'incertezza sulle scelte immediate di finanza pubblica negli Stati Uniti, dopo la mancata approvazione del bilancio federale e la conseguente interruzione di molti servizi ritenuti non essenziali (shutdown).

Nell'area dell'euro sono emersi segnali di ripresa - Nell'area dell'euro il prodotto è tornato a crescere nel secondo trimestre di quest'anno, dopo sei cali consecutivi. Gli indicatori congiunturali più recenti prefigurano una prosecuzione della ripresa, a ritmi moderati, nella seconda parte del 2013. I segnali sono però ancora incerti.

Le condizioni sui mercati finanziari sono distese, ma con rendimenti in rialzo - Nei mesi estivi le condizioni sui mercati finanziari internazionali e dell'area dell'euro si sono mantenute nel complesso distese, pur in un contesto di elevata volatilità. L'incertezza sulla prosecuzione dello stimolo monetario negli Stati Uniti ha però innescato un rialzo dei tassi di interesse a lungo termine a livello globale, interrottosi in settembre, anche a seguito delle decisioni della Riserva federale.

La BCE mantiene condizioni monetarie espansive... Il Consiglio direttivo della BCE ha ribadito l'intenzione di mantenere i tassi ufficiali su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un periodo di tempo prolungato, in un contesto di bassa inflazione, di debolezza dell'attività economica e di crescita contenuta della moneta e del credito. Il Consiglio è pronto a impiegare tutti gli strumenti, incluse nuove operazioni di rifinanziamento, per mantenere i tassi a breve termine su livelli coerenti con le prospettive di inflazione nel medio periodo.

...ma i mercati dei titoli di Stato italiani restano esposti all'evoluzione del quadro interno - In Italia le condizioni sul mercato dei titoli di Stato sono migliorate dall'estate, riflettendo anche il rafforzamento delle prospettive di crescita dell'area dell'euro; restano, tuttavia, esposte all'evoluzione del quadro interno. In settembre, con l'aumento dell'incertezza politica, il differenziale di rendimento con i titoli tedeschi è temporaneamente aumentato. In ottobre è tornato a scendere; era circa 230 punti base alla metà del mese.

Sono emersi primi segnali favorevoli per l'economia italiana - Negli ultimi mesi, anche in virtù del miglioramento del ciclo economico europeo, sono emersi per l'economia italiana alcuni segnali qualitativi positivi. Il giudizio delle imprese sulle condizioni per investire è migliorato, tornando su valori prossimi a quelli precedenti la crisi dell'estate del 2011, sia nell'industria sia nei servizi. Il calo della produzione industriale è proseguito in luglio e, in misura minore, in agosto; nel trimestre estivo il ritmo di caduta del PIL dovrebbe essersi pressoché annullato. Si profila, in linea con il quadro prefigurato nel Bollettino economico dello scorso luglio, la possibilità di un'inversione di tendenza dell'attività economica entro la fine dell'anno, cui la ripresa degli investimenti fornirebbe un contributo significativo.

Il rafforzamento della fiducia di imprese e famiglie è necessario per la ripresa - L'attività economica sta finora beneficiando del buon andamento delle esportazioni. Un sostegno alla domanda interna, dalla quale dipende in larga parte il consolidarsi della ripresa, potrebbe essere fornito dal graduale rafforzamento nella fiducia di famiglie e imprese. Circa metà delle imprese partecipanti ai nostri sondaggi ritiene di aver superato la fase peggiore o si attende un solido miglioramento a breve. Resta comunque elevata la dispersione delle opinioni e la cautela sull'imminenza di una svolta ciclica, indicando che le prospettive rimangono fragili.

Il pagamento dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione sostiene la liquidità delle imprese - Nei nostri sondaggi circa un terzo delle imprese che vantano crediti commerciali pregressi nei confronti delle Amministrazioni pubbliche riferisce di aver ricevuto pagamenti di importo non trascurabile e dichiara l'intenzione di destinare le somme a ridurre passività con fornitori e dipendenti, a diminuire l'indebitamento bancario e a finanziare nuovi investimenti. Il pagamento dei debiti commerciali sembra essersi associato a un miglioramento delle prospettive delle imprese che li hanno ricevuti.

Il conto corrente ritorna in surplus - Nei primi sette mesi dell'anno in corso, pur in presenza dell'apprezzamento del cambio, si è consolidato il miglioramento del saldo del conto corrente, che ha registrato un surplus di 3,9 miliardi. Oltre al perdurante calo delle importazioni vi ha contribuito, nel secondo trimestre, anche la crescita delle esportazioni verso i mercati interni all'Unione europea nei quali l'Italia ha beneficiato della ripresa della domanda, mantenendo le quote di mercato.

Si attenua il calo dell'occupazione - La caduta dell'occupazione, intensa nel primo trimestre di quest'anno, si è attenuata nel secondo. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 12,0 per cento nel secondo trimestre, aumentando in misura più contenuta rispetto a quelli precedenti.

L'inflazione resta bassa - In settembre l'inflazione è scesa allo 0,9 per cento sui dodici mesi, un livello molto basso nel confronto storico; le pressioni dal lato dei costi restano deboli. L'aumento dell'IVA entrato in vigore all'inizio di ottobre eserciterebbe una temporanea spinta al rialzo dell'indice dei prezzi al consumo pari, nell'ipotesi di traslazione totale, a meno di mezzo punto percentuale.

Le condizioni del credito sono ancora tese - Le tensioni sull'offerta di prestiti restano un freno alla ripresa. La flessione dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie è proseguita; qualche segnale di attenuazione delle difficoltà di accesso al credito è riportato dalle imprese nei sondaggi, ma l'offerta di prestiti, che continua a risentire del peggioramento del rischio di credito dovuto al prolungarsi della recessione, è destinata a migliorare solo gradualmente.

La raccolta al dettaglio delle banche resta solida: migliora la patrimonializzazione - La congiuntura economica sfavorevole continua a incidere negativamente sulla qualità degli attivi bancari e contiene la redditività degli intermediari. Tuttavia cresce la raccolta al dettaglio; la posizione patrimoniale è migliorata nel primo semestre. La tenuta del sistema bancario italiano e la sua capacità di fronteggiare scenari macroeconomici avversi è stata confermata dal Financial Sector Assessment Program del Fondo monetario internazionale. La BCE sta per avviare la valutazione (comprehensive assessment) delle condizioni delle banche che, con l'entrata in funzione del meccanismo unico di supervisione, saranno vigilate in forma accentrata.

Il Governo si è impegnato a mantenere gli obiettivi di finanza pubblica - In un quadro macroeconomico meno positivo di quello prospettato in aprile, il Governo si è impegnato a mantenere l'indebitamento netto per il 2013 entro la soglia del 3,0 per cento del PIL. A tal fine è stato approvato lo scorso 9 ottobre un intervento correttivo pari allo 0,1 per cento del prodotto. L'avanzo primario sarebbe pari al 2,4 per cento del PIL. Per garantire il conseguimento dell'obiettivo per il disavanzo sarà necessario un attento monitoraggio dei conti negli ultimi mesi dell'anno. Per il prossimo quadriennio il profilo programmatico delineato nella Nota di aggiornamento al DEF è coerente con le nuove regole di bilancio europee, incentrate sull'andamento strutturale dei conti pubblici e sulla dinamica del debito. Quest'ultimo comincerebbe a ridursi, in rapporto al PIL, nel 2014; la flessione proseguirebbe in modo più marcato negli anni successivi.

Per l'anno in corso e per il 2014 il quadro macroeconomico delineato dal Governo presenta limitati scostamenti rispetto alle previsioni della Banca d'Italia pubblicate lo scorso luglio, che hanno trovato alcune conferme nelle informazioni congiunturali successive. Per gli anni 2015-17 esso delinea una crescita superiore alle previsioni di consenso, in quanto assume il pieno realizzarsi degli effetti delle riforme strutturali introdotte nel passato biennio e un significativo miglioramento degli spread sui nostri titoli di Stato. Il concretizzarsi di queste ipotesi richiederà la stabilità del quadro interno e la continuità del processo di riforma.

Va colta l'occasione offerta dal quadro congiunturale - È essenziale non disperdere le opportunità offerte dal miglioramento del quadro congiunturale dell'area dell'euro e dai primi segnali di stabilizzazione in Italia. Le politiche di sostegno alla liquidità delle imprese stanno avendo effetti favorevoli. L'impegno a promuovere la crescita nell'ambito di un disegno riformatore coerente e sistematico e il rispetto scrupoloso degli obiettivi di bilancio rimangono elementi cruciali per sciogliere i nodi che soffocano la capacità competitiva dell'economia italiana. Il rafforzamento dell'assetto istituzionale europeo, di cui l'Unione bancaria è una tappa fondamentale, dovrà anch'esso contribuire al raggiungimento di condizioni più distese sui mercati finanziari nell'area dell'euro e nel nostro paese, concorrendo a interrompere la spirale negativa tra rischio sovrano e banche.

Sintesi
(da Economie Regionali L’Economia dell’Emilia Romagna – Novembre 2013 di BANCA D’ITALIA)

Nella prima parte del 2013 è proseguita la recessione.

Nel corso del 2013 l’attività economica in Emilia-Romagna ha continuato a flettere. La domanda e la produzione nell’industria hanno segnato una contrazione, diffusa in tutti i principali settori. Nei mesi estivi la ripresa della domanda nell’area UE ha favorito un modesto miglioramento del quadro congiunturale e le aspettative delle imprese sulle tendenze degli ordini sono lievemente migliorate. I servizi risentono ancora della debolezza della domanda interna e il comparto delle costruzioni non evidenzia segnali di ripresa.

Le esportazioni hanno sostenuto la domanda.

L’incertezza sulla robustezza della ripresa, l’elevata capacità produttiva inutilizzata e le tensioni nell’offerta di credito hanno frenato gli investimenti. Gli scambi con l’estero hanno sostenuto l’economia regionale. Le esportazioni sono aumentate nel settore delle piastrelle e in alcuni comparti tradizionali (trasformazione alimentare, tessile e abbigliamento).

L’occupazione è calata, soprattutto tra i giovani e le donne.

Nel mercato del lavoro l’occupazione è diminuita, sebbene meno che nella media italiana, soprattutto fra i giovani e le donne; il tasso di disoccupazione è ulteriormente aumentato. La caduta dei livelli occupazionali si è lievemente attenuata nel secondo trimestre, in cui si sono registrati incrementi in alcuni comparti dei servizi e nell’industria in senso stretto.

Il credito all’economia ha continuato a ridursi.

Nel primo semestre i prestiti alle imprese sono ancora diminuiti in tutti i settori produttivi e in particolare nell’industria manifatturiera; quelli alle famiglie si sono mantenuti stazionari. Le politiche di offerta sono state frenate dall’elevato rischio di credito che è ulteriormente aumentato, soprattutto per le imprese. Dati preliminari indicano che tali tendenze sono proseguite in luglio e agosto.

Emergono alcuni segnali favorevoli, ma le prospettive rimangono incerte.

In prospettiva sono emersi alcuni segnali favorevoli. Secondo il Sondaggio della Banca d’Italia, per il quarto trimestre del 2013 e il primo del 2014 prevalgono, soprattutto fra le imprese esportatrici, quelle che prevedono un aumento del fatturato. Accanto a un tenue miglioramento della redditività nel 2013, le imprese segnalano la stazionarietà degli investimenti per il 2014. L’indagine indica anche attese invariate sull’intonazione restrittiva dell’offerta di credito a fronte di un lieve aumento della domanda.

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Quest’anno intendiamo dar conto a soci, Istituzioni, media, soggetti interessati e Collettività, per la prima volta come Alleanza delle Cooperative Italiane Imola, degli andamenti economici delle nostre aderenti nell’anno in corso. L’analisi prende quindi a riferimento alcuni dati di bilancio estrapolati dai dati di preconsuntivo 2013 che un campione di ben 53 associate, sulle 115 complessivamente aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane Imola, ci ha fornito.

Il campione rappresenta oltre il 93% del fatturato e ben l’ 88,64% dell’occupazione complessiva delle Imprese aderenti al 31/12/2012, ricomprendendo tutti i settori di attività, ed evidenzia, rispetto all’anno precedente, una sostanziale tenuta di diversi indicatori, ancorché in presenza di una ulteriore flessione del fatturato per le imprese esclusivamente legate al mercato interno. Ciò a testimonianza delle incertezze di imprese e famiglie sulla stabilità della ripresa e delle difficoltà del nostro paese a riagganciare i miglioramenti in atto, a causa delle debolezze strutturali del paese, dell’assenza di politiche a sostegno delle imprese e dei ritardi nel risanamento dei conti pubblici e del debito sovrano che generano, tra l’altro, stagnazione della domanda interna.

Trattandosi poi del primo anno in cui ci cimentiamo in questo monitoraggio, ci limiteremo ad analizzare solo pochi indicatori ma ugualmente significativi e idonei a rappresentare sia l’importanza del movimento cooperativo nel nostro territorio che la realtà produttiva ed economica sviluppata dallo stesso.

E’ quindi per noi prioritario sottolineare come le cooperative aderenti e le associazioni di riferimento che noi rappresentiamo siano consapevoli dell’importanza del ruolo sociale che rivestono per soci e collettività e come quindi, pur nel momento di crisi che stiamo attraversando, le stesse si siano sempre fortemente adoperare per ricercare e promuovere politiche a sostegno di soci e loro famiglie, attivando iniziative per tutelare posti di lavoro, consumi, risparmio, accesso al credito, servizi socio – assistenziali ed assicurativi e quant’altro possibile, anche nell’ottica di una fidelizzazione tra cooperativa e socio, cooperativa e territorio, cooperativa e collettività.

Riscontriamo così che il numero dei rapporti associativi sul campione monitorato, si incrementa del 2,22% passando dai 71.430 di fine 2012 ai 73.015 del 2013. Il dato è sicuramente influenzato dal settore “Consumo e dettaglianti” per le politiche a sostegno delle fasce più colpite dalla crisi economica ma è anche frutto di una gamma più vasta e generalizzata di interventi a favore dei propri soci che il movimento ha ritenuto di incentivare per rispondere alle nuove esigenze di lavoratori, famiglie, consumatori e risparmiatori; non solo quindi salvaguardando il lavoro ma anche fornendo nuovi servizi dagli stessi richiesti che vanno dalla sanità all’assistenza, dalla cultura al turismo, dal credito ai consumi, dall’abitare all’educare.

Dovendosi commentare il dato occupazionale occorre premettere che gli stessi andamenti in Emilia Romagna e in Italia registrano rispettivamente un calo del 2,00% e del 2,2% nel primo semestre dell’anno, e pertanto i dati rilevati, pari ad un -0,89% dell’occupazione fissa ed un –1,73% dell’occupazione totale, risultano migliorativi dei dati osservati fuori del nostro territorio.

Gli addetti fissi passano così dai 6.937 del 2012 agli attuali 6.875 mentre il dato complessivo dai 7.874 ai 7.738 addetti totali.

Occorre sottolineare che il dato complessivo da noi preso in esame tiene già conto delle altre forme contrattuali che hanno di per sé registrato a livello nazionale andamenti molto peggiori, e ricomprende in entrambi i dati anche un importante numero di cooperative strettamente legate al settore delle costruzioni e filiera le cui problematiche sono già note e dove gli andamenti registrati hanno rilevato cali ben superiori.

Certo non vogliamo né dobbiamo sottovalutare le situazioni di difficoltà presenti anche nel nostro territorio e nelle nostre cooperative ma si vuole oggi ricordare come, nonostante le problematiche emerse con la crisi e la precarietà e l’incertezza temporale degli strumenti a disposizione, le nostre cooperative abbiano continuato a prestare grande attenzione anche alle implicazioni sociali che l’aumento della disoccupazione potrebbe creare nel territorio prediligendo ed attivando, fino a che ciò è possibile e percorribile, politiche meno onerose per i lavoratori e sobbarcandosi gli oneri di eventuali incentivi all’esodo per pensionamento.

Onde commentare poi gli andamenti della produzione occorre sottolineare, a nostro avviso, come ancora una volta le nostre cooperative siano intenzionate a cogliere tutti i segnali di ripresa del mercato ma non possano talvolta prescindere dagli andamenti dei settori di attività in cui operano né dalle problematiche del nostro sistema paese. Così le cooperative che maggiormente risentono della attuale situazione sono quelle prettamente vocate al mercato interno dove i segnali di ripresa continuano ad essere influenzati da un immobilismo della domanda interna, anche a seguito della crisi del settore delle costruzioni, dalle difficoltà di accesso al credito, dal calo degli investimenti, dall’aumento della disoccupazione e dalle incertezze sulla ripresa.

Nonostante ciò, oltre ad aver da tempo avviato politiche di contenimento dei costi e di riposizionamento/riorganizzazione aziendale, stanno cercando di diversificare ove possibile la propria clientela, gli ambiti di intervento e talvolta i mercati di riferimento.

In tal modo alcune, più strutturate, patrimonializzate e da tempo sui mercati internazionali, sono riuscite a riagganciare i deboli segnali di ripresa che, pur con andamenti diversi, in questi ultimi mesi si stanno manifestando sia nell’area euro che nel contesto mondiale ma purtroppo mancano anche per loro stabili indicatori di crescita e permangono le criticità del paese da cui le imprese non possono prescindere, quali l’instabilità politico/sindacale, il mancato avvio di riforme strutturali, l’onerosità e le restrizioni del credito, che generano nelle stesse cautela negli investimenti e incertezze sull’evoluzione della ripresa.

L’indicatore del fatturato per il corrente anno registra così un segno meno pari al 3,94% sul 2012, passando da 2.298 milioni circa di euro agli oltre 2.207 milioni del 2013, in quanto riflette la sommatoria degli andamenti delle nostre cooperative il cui campione ricomprende tutti i settori di attività e tipologie di cooperative molto eterogenee tra loro. Il dato del Fatturato Export è invece in controtendenza e rileva un + 4,16% sul 2012 passando dai 1.044 milioni di euro circa agli oltre 1.087 milioni previsti nel 2013 a dimostrazione di come le esportazioni in questo momento stiano rappresentando il vero sostegno all’economia ed alla crescita delle nostre imprese.

Occorre quindi lavorare molto per supportare le nostre imprese ed invertire una tendenza generalizzata alla contrazione dei volumi, alla riduzione dei posti di lavoro ed al calo degli investimenti almeno per molte di loro.

Se è infatti vero che tutte le nostre cooperative si stanno preoccupando di riequilibrare le loro posizioni economiche/finanziarie non è sempre vero che possano, soprattutto a breve, ricollocarsi in altre aree e settori di attività riuscendo ad individuare nuovi business e mercati per il loro futuro.

Molte delle nostre cooperative sono legate al settore delle costruzioni e filiera dove la crisi ha colpito in maniera pesante tutto il paese riducendo drasticamente anche il numero delle imprese, altre, quali le sociali, sono strettamente vincolate dagli appalti Pubblici, oggi quasi tutti al massimo ribasso, dall’esposizione finanziaria per l’allungamento dei tempi di pagamenti del Pubblico e dalla minor disponibilità di spesa delle famiglie, già pesantemente gravate dalla attuale situazione economica, mentre le cooperative di servizio stanno accusando, oltreché per l’aumento dei prodotti petroliferi, per le politiche di contenimento dei costi attuate delle imprese loro clienti.

E’ evidente che tutto ciò ha generato una grande cautela negli investimenti limitandoli a quelli indispensabili per attuare le politiche aziendali soprarichiamate o per ultimare programmi pluriennali già avviati.

Ciò ha quindi fatto registrare una forte contrazione degli investimenti nel corso del corrente anno pari ad un -49,36% rispetto al 2012 e complessivamente ammontanti a 31,82 milioni di euro. Come sempre valgono i ragionamenti fatti negli anni passati in cui si ribadiva la volontà delle cooperative di segnalare, in questo momento dell’anno, solo dati certi sempre riconfermati al rialzo in sede di dati consuntivi. E’ però vero che in questi ultimi due anni anche le nostre cooperative a fronte di produzioni eccedenti, necessità crescenti di liquidità sia per le politiche attuate dagli Istituti di credito che per gli allungamenti dei tempi di pagamento e l’aumento del rischio di insolvenza della clientela, e instabilità del quadro macroeconomico hanno oculatamente limitato la realizzazione degli stessi a immediate opportunità di business e spesso accantonato, per la precarietà del mercato, quelli più prettamente legati all’ampliamento del patrimonio immobiliare.

Occorre quindi che anche le nostre cooperative riacquistino quella lungimiranza che le ha caratterizzate nel tempo e che ha loro concesso di essere leader in molti mercati e settori, occorre che nell’operare dei nostri manager riaffiorino ottimismo, know-how e sviluppo in quanto, se pur in un contesto cambiato e senza ritorno, esistono ancora nuove opportunità oltreché grandi aree economiche e settori ancora in crescita.

Solo con qualità, innovazione, ricerca, specializzazione e competenza le nostre cooperative, i nostri soci di oggi e le giovani generazioni possono pensare di ridare fiducia al cambiamento, sviluppare quella creatività e spirito d’iniziativa che da sempre hanno caratterizzato il nostro paese e il nostro territorio e ricollocare l’Italia tra i motori dell’economia.

Abbiamo poi ritenuto di monitorare, come gli altri anni, gli andamenti tendenziali di altri 3 importanti indicatori economici - quali portafoglio ordini, marginalità e risultati ante imposte – al fine di valutare le prospettive delle nostre cooperative relativamente a tutela del patrimonio accumulato, continuità aziendale e, quanto meno stabilità occupazionale per soci e lavoratori.

Rileviamo così un portafoglio ordini prevalentemente stabile o in contrazione con poche eccellenze che prevedono un aumento, marginalità in prevalenza stabili con alcune eccezioni che prevedono una crescita e conseguentemente utili ante imposte, che pur notevolmente ridimensionati rispetto ad alcuni anni fa, rilevano una sostanziale stabilità.

Entrando più nel merito relativamente al portafoglio ordini monitoriamo che circa il 54,05% (47,06% nel 2012) delle cooperative del campione ha nel 2013 un portafoglio ordini stabile rispetto al 2012, il 35,14% (era 44,12% nel 2012) in diminuzione, in buona parte imputabile al settore costruzioni ed affini, e il 10,81% (8,82% nel 2012) in aumento, con un miglioramento della situazione quindi rispetto a quanto comunicatoci lo scorso anno.

Per quanto riguarda invece la marginalità si registra che le cooperative del campione hanno andamenti coerenti con il 2012 per il 56,76% (era il 46,67% nel 2012 in relazione al 2011), in calo per un 40,54%, mentre era pari al 53,33% lo scorso anno, e in crescita per un 2,70% in relazione alla totale assenza di crescita segnalataci nel 2012.

Infine relativamente al risultato ante imposte delle cooperative esaminate si riscontra che le stesse nel 2013 prevedono risultati stabili rispetto al 2012 per il 45,65% dei casi (era 41,86% lo scorso anno) in diminuzione per un 43,48% (era il 41,86% nel 2012) e in crescita solo nel 10,87% dei casi (il dato 2012 era il 16,28%).

I dati monitorati dimostrano quindi come anche di fronte ad una crisi profonda e radicale come quella che abbiamo attraversato e ad un paese che non riesce a riformare le proprie debolezze strutturali, a risanare il debito pubblico, a ridare stabilità politica e a promuovere politiche per rimettere in moto l’economia italiana incentivando le imprese, le nostre cooperative abbiano operato con grande senso di responsabilità sociale nell’ottica di preservare patrimoni, cooperative, soci e benessere sociale ma come oggi le stesse, ancorché in maniera differenziata per settori di attività, patrimonializzazione, vocazione all’export e dimensione si trovino a dover affrontare scelte dolorose onde poter delineare un futuro possibile. Ci corre l’obbligo di stare vicino alle nostre associate supportandole con ogni mezzo ed affiancandole nelle decisioni dimostrando concretamente il radicamento della cooperazione e dei suoi valori nella nostra realtà e lavorando per tutelare tutto il possibile, per far emergere e supportare nuova creatività e nuovi business, per stimolare la solidarietà affinché le nostre cooperative ancorché trasformate, riorganizzate, ridimensionate possano testimoniare anche in futuro l’importanza di fare rete con i propri stakeholder, di rispondere ai bisogni dei propri soci, di valorizzare le risorse umane, di poter contare sulla solidarietà intercooperativa, di generare benessere e coesione sociale diffusi.

Riteniamo infine utile onde dare una visione più completa ed esaustiva dell’analisi effettuata a questo punto commentare anche questi stessi indicatori macroeconomici per singoli settori o comparti produttivi, rilevando quanto segue.

Il Settore Industriale è sicuramente il settore predominante nell’analisi degli andamenti della cooperazione imolese sia per volumi di fatturato che per numero di addetti occupati.

Ricomprendendo lo stesso però nelle nostre indagini anche il settore delle costruzioni ed affini non si poteva non rilevare nuovamente in questo 2013 una contrazione dei volumi per le note problematicità che il settore sta affrontando. Tante sono le operazioni e strategie che le nostre cooperative stanno portando avanti ma i processi di ristrutturazione sono difficili da valutare ed attuare oltreché incerti nei risultati di fronte ad un mercato immobilizzato, una spending review che mira a contenere il debito pubblico e quindi anche l'avvio delle grandi opere, il calo delle marginalità e le difficoltà di accesso al credito. Ed inoltre anche le altre cooperative, fortemente vocate all’estero e leader di mercato nei loro settori di attività a seguito della contrazione della crescita anche nelle economie emergenti, dei rincari delle materie prime ed energetiche, delle incertezze geopolitiche in atto, oltreché del ristagno della domanda interna, prevedono andamenti di fatturato per il 2013 forse in leggera contrazione. Così nel 2013 le cooperative aderenti evidenziano un decremento del fatturato del 5,31% ancorché a fronte di un incremento dell’Export (+4,08% sul 2012) a dimostrazione di come in questo momento a sostenere l'economia siano principalmente le esportazioni e di come le nostre cooperative siano esempi di efficienza, qualità ed innovazione tecnologica anche nel mercato mondiale. L'Export incide quindi per oltre l’82% del fatturato delle cooperative che esportano e per il 67,25% sul fatturato di settore ed ammonta complessivamente a 1.079,08 milioni di euro.

Il calo più consistente dell'occupazione in generale è quindi da imputarsi a questo settore raggiungendo il 3,78% degli occupati fissi e il 5,02% del totale occupati i cui esuberi erano però già noti da tempo anche alla stampa. Si è quindi proceduto in questo 2013 ad attivare tutti gli ammortizzatori sociali possibili e percorsi di incentivazione all'esodo oltreché a contenere o addirittura eliminare l'utilizzo delle altre forme contrattuali. Conseguentemente trattandosi di cooperative di lavoro non deve stupire il calo dell'1,23% della base sociale in quanto in questa situazione di crisi le cooperative hanno cercato di tutelare i soci attuali rinunciando ad allargare le proprie basi sociali anche a fronte di uscite per pensionamenti. Infine gli investimenti. Alcune cooperative da quando è iniziata la fase recessiva dell'economia hanno continuato ad attuare investimenti consistenti frutto di piani di sviluppo già approvati ed avviati ma oggi a fronte di una ripresa che stenta a decollare o presenta ancora grandi incertezze preferiscono talvolta adottare politiche più prudenziali. Gli investimenti passano quindi dai 50,14 milioni di euro ai 23,5 del 2013 con un calo del 53,13%.

Occorre però come sempre rimarcare due aspetti in merito agli stessi: le cooperative in questo momento dell'anno tendono a comunicarci dati certi alla data del sondaggio - 30/09/2013 - che non tengono quindi conto di quanto verrà realizzato nei restanti mesi dell’anno ed inoltre non provvedendosi in questo momento a valutare gli andamenti dei Gruppi aziendali non possiamo valutare quanto le cooperative abbiano eventualmente destinato ad investimenti in controllate e collegate, ormai strumento consolidato per la crescita e lo sviluppo delle nostre imprese.

Il Settore Abitazione evidenzia una ripresa del Fatturato dopo anni di contrazione a testimonianza della capacità delle nostre cooperative di continuare a soddisfare il bisogno dell'abitare, ma di come lo stesso sia condizionato dalle difficoltà di accesso al credito e dalla sua onerosità, dalla contrazione dei risparmi e dagli alti costi di realizzazione degli immobili, e conseguentemente limiti i propri interventi solo a concrete e reali richieste di assegnazione in proprietà o locazione.

Così pur a fronte di un aumento del fatturato rispetto al 2012 (+34,74%) calano gli occupati (-30,77%) e si mantengono stabili basi sociali e investimenti.

E' infatti d'uopo rammentare come questo settore sia strettamente connesso al settore costruzioni, e conseguentemente, pur con andamenti e difficoltà diversi, presenta elementi di criticità legati all’aumento del costo delle aree edificabili e in generale di costruzione, all’assenza di programmi di edilizia agevolata, nonché alle minori disponibilità di reddito delle famiglie che sempre più spesso divengono insolventi nel pagamento di canoni e mutui.

Parlando poi del settore Consumo e Dettaglianti, che, sul nostro territorio, presenta solo punti vendita, vale la pena rammentare che i dati monitorati sono quelli per macroaree di attività e quindi non sempre solo inerenti al Circondario Imolese.

Così volendo contestualizzare il dato in un ambito più generale occorre premettere come la crisi in atto abbia da tempo portato anche nel nostro territorio un cambiamento nei consumi, sia in termini quantitativi che qualitativi, orientando la spesa al ribasso e, soprattutto per generi alimentari ed affini, a privilegiare promozioni ed offerte a prodotti di marca.

Ciò genera non solo una contrazione dei Fatturati di settore (-1,51%) passando dai 149,77 milioni di euro del 2012 ai previsti 147,51 circa del 2013 ma anche una contrazione delle marginalità a cui si sommano tutte quelle operazioni a margine quasi zero o negativo che le stesse hanno promosso, per i propri soci e clienti, onde supportare le fasce sociali più colpite dalla crisi.

Non stupiscono quindi un aumento dei soci (+ 3,14%) e dell'occupazione (+1,79%) a dimostrazione dell'attenzione delle cooperative di settore a rispondere ad una gamma sempre più ampia di bisogni che comportano oltre l'apertura di nuovi punti vendita anche la diversificazione ed ampliamento dei prodotti venduti e dei servizi offerti, pur in presenza di marginalità in contrazione.

Relativamente al Settore Servizi e Culturale dobbiamo purtroppo rilevare tutti andamenti negativi ed in controtendenza rispetto allo scorso anno a testimonianza di come le politiche avviate in questi anni dalle aziende manifatturiere così come gli allungamenti dei tempi di pagament

o delle committenze, pubbliche o private che siano, e l'aumento dei rischi di insolvenza stiano cominciando ad influire pesantemente sul settore dei servizi. Alla contrazione dei volumi infatti (-4,83%) seguono una diminuzione degli investimenti (-3,05%) una riduzione della base sociale (-3,66%) ancorché a fronte di un'occupazione stabile.

Nel settore persistono andamenti differenziati a causa della eterogeneità del settore, che spazia dall'assicurativo al turistico, dai servizi di ristorazione a quelli amministrativi contabili, dal trasporto al facchinaggio, dalla cultura alla gestione di strutture sportive, dal facility management alla distribuzione di combustibili, come pure della capacità di riorganizzarsi delle singole cooperative ma ciò che rileviamo è che a fronte di una persistente contrazione della domanda interna, sostenuta da sempre anche dai consumi delle famiglie, a causa di un clima di incertezza ancora radicato e di una diffusa diminuzione del reddito disponibile delle famiglie, e dell'assenza di politiche di sostegno all'impresa, poco possono fare le politiche aziendali ed occorra piuttosto prendere atto di una diversa situazione del mercato e dei consumi.

Il Settore Agroalimentare, parlandosi da quest'anno di Alleanza delle cooperative Italiane Imola, assume un'importanza maggiore nella nostra analisi e registra alcuni interessanti andamenti positivi a seguito anche degli investimenti che le cooperative hanno effettuato per diversificare le loro attività inserendosi nel mercato delle energie rinnovabili. Si evidenziano quindi andamenti positivi del fatturato (+2,89%), dell'Export (+14,94%) e dell'occupazione complessiva (+4,68%), ancorché in presenza di una flessione della base sociale (-2,33%) e degli investimenti (-42,51%) essendo andati a conclusione i piani pluriennali sopracitati.

Il settore è quindi oggi caratterizzato da cooperative che operano su un territorio più ampio del nostro Circondario, da tempo vocate all'estero e impegnate nella valorizzazione dei propri prodotti, anche attraverso la promozione del biologico e la ricerca di sinergie con la grande distribuzione, onde accreditare la qualità dei loro prodotti, stabilizzare la propria produzione e garantire ai propri soci continuità aziendale e soddisfazione dei bisogni.

Il settore Sociale infine dimostra di aver consolidato la propria posizione anche a fronte di un pubblico con sempre minor capacità di spesa, allungamenti nei tempi di pagamento degli Enti locali e aumento dell'onerosità del credito, stabilizzando il proprio fatturato intorno ai 47 milioni di euro (+1,00%) incrementando la propria base occupazionale fissa e complessiva (rispettivamente + 2,82% e 3,35%) e consolidando la propria base sociale (+0,40%) a fronte solo di un contenimento degli investimenti.

Tutto ciò avvalora la buona qualità dei servizi offerti e l'accreditamento riscontrato dalle stesse, sia dal Pubblico che dal privato, ma le difficoltà dovute alla scarsa patrimonializzazione, alla ingente esposizione finanziaria, alla scarsa marginalità delle commesse per il sistema di aggiudicazione delle gare d'appalto pubbliche e le diminuite disponibilità economiche delle famiglie rischiano di affossare lo sviluppo delle stesse pur in presenza di una richiesta di servizi crescente ed articolata.

Imola, 26 Novembre 2013

Rita Linzarini

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