Analisi Previsionale

IMOLAINSIEME
ANALISI PREVISIONALE 2013

 

Alleanza delle Cooperative Italiane Imola

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Il metodo adottato, per effettuare questa analisi previsionale relativa al 2013, è basato sulla predisposizione di un questionario sottoposto ad un numero estremamente rappresentativo di Cooperative ed Imprese aderenti a Confcooperative Bologna – Circondario Imolese e Legacoop Imola, che fanno riferimento all’Alleanza delle Cooperative Italiane Imola.

L'indagine ha riguardato un vasto campione di Cooperative ed imprese, che è rimasto sostanzialmente fisso negli anni, divenendo la ricorrente base di indagine.

Questo campione statistico, costituito da 56 Imprese ed articolato nei vari settori/comparti di attività, rappresenta una percentuale estremamente significativa sia in termini di fatturato, che di occupati, rispetto all’insieme delle Imprese aderenti.

Andamento per settore

Il 58,9% (54,2% lo scorso anno) delle Imprese intervistate ritiene che nel 2013 l’andamento del proprio settore di attività si manterrà sostanzialmente stabile rispetto al 2012. Un 1,8% (5,1% lo scorso anno) segnala una previsione di crescita ed un altro 39,3% (40,7% nel 2012) una diminuzione. Su questo versante si registrano alcune diversità sulla base del settore di appartenenza e della dimensione imprenditoriale ma soprattutto, rispetto alle valutazioni espresse nello stesso periodo dello scorso anno, si evidenzia una marcata diminuzione delle previsioni di crescita, ormai quasi azzerate, a fronte di un ulteriore incremento del dato relativo alla stabilità e di una leggera flessione di previsioni di diminuzione dell’andamento del settore. In generale possiamo pertanto affermare che risultano accentuati i segnali improntati alla stabilità, per il perdurare di incertezze ed instabilità, accanto ad un marcato ulteriore ridimensionamento di segnali di crescita, che portano alla previsione, di un anno abbastanza allineato con le tendenze del 2012 e pertanto ancora caratterizzato da problematicità.

Andamento delle Imprese

Relativamente a questo aspetto un 60,7% (63,8,7% lo scorso anno) ritiene che la propria Impresa manterrà anche nel prossimo anno un fatturato stabile rispetto al 2012; un 14,3% (13,8% nel 2012) prevede una crescita ed un 25% (22,4% un anno fa) una diminuzione. Pertanto relativamente a questo punto si evidenziano tendenze improntate ad una sostanziale conferma dei dati evidenziati lo scorso anno, con segnali evidenti tendenti alla stabilità ed alla divaricazione degli estremi, con un incremento delle previsioni di crescita ed allo stesso tempo delle previsioni di diminuzione, rispetto al 2012. Si intravvedono segnali di ripresa in alcune aree a livello di mercati mondiali (si evidenziano positive opportunità per i alcuni paesi arabi e nord africani, Turchia, Russia ed America Latina, al netto di diffuse pericolose situazioni di instabilità di carattere interno ed internazionale), accanto al perdurare di significativi rallentamenti anche delle aree BRICS e pertanto si accentuano le previsioni di stabilità e possibile conferma del fatturato.

Andamento export

Tenuto conto della vocazione e della consistente rilevanza del fatturato export per il nostro distretto Cooperativo, abbiamo cercato di verificarne l’andamento, rispetto sia alle situazioni variegate che alla diversa incidenza delle valute, procedendo ad un ulteriore approfondimento fra area €, area BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) ed altri paesi extra €. Dopo le risultanze in leggera flessione registrate nel 2012, il 66,7% (57,2% lo scorso anno) delle Imprese che operano sui mercati internazionali ritiene che l’export in area € si manterrà stabile, mentre un 6,6% (7,1% nel 2012) ritiene che registrerà una crescita ed un 26,7% (35,7% lo scorso anno) ipotizza una ulteriore diminuzione di presenza in queste aree. Per quanto riguarda l’area BRIC un 66,7% (era un 71,4% nel 2012) ritiene di mantenere stabile la propria presenza in questi mercati, mentre un 22,2% (28,6% lo scorso anno) ipotizza un incremento ed un 11,1 una diminuzione (dato che lo scorso anno non emergeva) . Per quanto riguarda l’area extra € il 45,4% prevede una crescita di questi mercati (57,1% nel 2012), mentre un 54,6% (42,9% lo scorso anno) evidenzia una tendenza alla stabilità. Pertanto rispetto a queste macro aree emerge, accanto ad una riconfermata e sempre più fondamentale vocazione all’internazionalizzazione, una tendenza improntata ad una previsione di conferma delle risultanze e stabilità accompagnata da alcuni segnali di ripresa, in particolare per l’area extra € e un po’ meno per i Paesi BRIC, mentre per quanto riguarda l’area € si evidenziano tendenze ancora improntate ad una grande prudenze ed alla aspettativa di stabilità con l’accentuazione alla diminuzione e pertanto con segnali ancora lontani di una possibile parziale ripresa, di questa area che, come noto, si trova ancora pesantemente coinvolta dalla crisi economica.

Fattori di criticità

Attraverso il questionario abbiamo cercato anche di valutare i possibili fattori di criticità e la loro influenza, per il futuro sviluppo delle Cooperative (il questionario prevedeva la possibilità di risposte plurime).

Al primo posto emerge il “quadro socio – politico nazionale ed internazionale” con il 22,2%; a seguire (14,2% delle risposte) viene evidenziata “l’incidenza del costo del lavoro” e gli “andamenti economici europei ed internazionali nonché nuovi competitors” con il 12,3%; a seguire con l’11,1% la “diminuzione della redditività reale aziendale”; con il 9,9% “l’incidenza dei costi delle materie prime ed energetiche”; con il 9,3% “eccessivi obblighi ed adempimenti burocratici per l’Impresa”; con l’8,6% la “diminuita disponibilità finanziaria degli Enti Locali”. Altri aspetti evidenziati fanno riferimento a: (7,4%) “difficoltà di accesso al credito”; (3,2%) “difficoltà nel reperire le figure professionali necessarie allo sviluppo aziendale” e (1,8%) “carenze infrastrutturali locali”.

Relativamente alla indicazione dei fattori di criticità, occorre sottolineare che, pur a fronte di variazioni percentuali, l’ordine si conferma abbastanza omogeneo con la situazione dello scorso anno. L’aspetto che si continua a mantenersi al primo posto nella “scala dei valori” fa riferimento al “quadro politico nazionale ed internazionale”, mentre continua a mantenersi alta la segnalazione rivolta alla “situazione di diminuita disponibilità finanziaria degli Enti Locali”, particolarmente accentuata anche a seguito delle limitazioni poste dal “Patto di stabilità”, dalla situazione della finanza pubblica e dai vari provvedimenti dedicati alla spending review.

Continuano, malgrado la crisi e le difficoltà a trovare un lavoro, le criticità per le alcune imprese a reperire determinate figure professionali, per lo più di carattere tecnico.

Le difficoltà di accesso al credito sono indicate fra gli ultimi posti nella graduatoria delle criticità, non perché si sia modificato qualcosa in positivo rispetto agli anni passati (in questo senso sono sufficienti le recenti valutazioni in merito di Banca d’Italia), anzi le difficoltà si sono accentuate ed in molti casi le imprese ormai non procedono più ad avanzare nuove richieste, tutto ciò malgrado il previsto e fondamentale intervento dei Consorzi Fidi.

Investimenti

A fronte di una situazione dell’economia ed aziendale, che evidenzia il perdurare di una marcata fase di incertezza e comunque di programmi di investimento in sensibile diminuzione realizzati anche nel corso del 2012 (toccando il picco più basso del quinquennio) e/o avviati negli anni passati, un 53,6% (63,8% lo scorso anno) delle Imprese ha dichiarato che nel 2013 effettuerà investimenti che, in particolare, saranno in beni strumentali (immobili, macchinari ed attrezzature, per un 58,2%); in ricerca e sviluppo (18,6%); in nuove tecnologie (9,3%); in acquisizioni di partecipazioni finanziarie (4,6%). L’ordine delle priorità di intervento viene confermato rispetto a quello dello scorso anno, anche se con alcune variazioni nelle percentuali.

Tuttavia ben un 46,4% delle Imprese non valuta, in questa fase, di essere nelle condizioni o di dover effettuare investimenti.

Delocalizzazione

Abbiamo cercato di approfondire anche questo aspetto, andando a verificare se fra i possibili investimenti, la Cooperativa ha preso in esame una delocalizzazione, anche parziale, dell’attività. Ovviamente si tratta di un fenomeno che coinvolge solo Imprese strutturate e di dimensioni significative e che quindi potenzialmente fa riferimento ad un numero estremamente limitato delle stesse. Il dato con risposta negativa ovvero il caso in cui non si hanno le condizioni e/o non si é deciso di procedere in questa direzione, conferma la situazione dello scorso anno (oltre il 93%). Risulta importante quindi sottolineare come, anche in questa fase, le Imprese che hanno avviato processi di delocalizzazione, stanno operando in questa direzione realizzando altrove solo produzioni aggiuntive (rispetto a quelle realizzate nel Circondario Imolese) finalizzate ad acquisire e mantenere nuovi prodotti e mercati, altrimenti non accessibili e/o impossibili da aggredire (in particolare per l’eccessiva incidenza dei costi di trasporto, dazi e del lavoro). I processi di internazionalizzazione di alcune nostre grandi cooperative hanno pertanto rafforzato e non indebolito, la struttura produttiva locale. Chi ha decentrato, chi lo sta facendo e chi lo farà in futuro, si pone certamente un obiettivo di difendere le quote e presenze di mercato ed anche di verificare le possibilità di eventuale sviluppo, che allo stesso tempo è anche rafforzamento del presidio territoriale e quindi tutela dei soci lavoratori e del sistema produttivo locale.

A conferma di tutto questo anche nel 2012 le imprese potenzialmente interessate e pertanto di maggiore dimensione imprenditoriale, hanno continuato a determinare ricadute economiche (in termini di fatturato alla sub fornitura) che non solo confermano, ma evidenziano un incremento in valore assoluto, rispetto alle ricadute negli anni precedenti.

Nuove assunzioni

Su questo aspetto il 30,4% (38,6% lo scorso anno) delle Cooperative ritiene che nel corso del 2013 procederà a nuove assunzioni, mentre il rimanente 69,6% non ritiene di avere necessità e/o condizioni di procedere in questa direzione.

Relativamente alle nuove assunzioni (il questionario prevedeva risposte anche plurime), le imprese hanno intenzione di procedere per un 53,8% con assunzioni a tempo determinato; per un 30,8% di procedere con la ricerca di personale a tempo indeterminato e per la restante quota attraverso l’utilizzo del lavoro interinale e di contratti di altro tipo.

Da segnalare che per il sesto anno consecutivo si conferma una maggiore incidenza percentuale rivolta alla eventuale ricerca di personale da assumere a tempo determinato, accanto al perdurare di “difficoltà nel reperire le figure professionali necessarie allo sviluppo aziendale”, pur in una fase caratterizzata da crisi economica e da un sensibile incremento della disoccupazione, in particolare giovanile.

Ammortizzatori sociali

Facendo riferimento alla situazione di crisi economica in atto nel Paese ed alle ricadute derivanti anche nel nostro territorio, abbiamo cercato di cogliere alcune valutazioni e proiezioni in merito al possibile ricorso ad ammortizzatori sociali da parte delle nostre cooperative, partendo da un obiettivo plurimo, enunciato e perseguito fin dall’inizio della crisi e confermato anche nel 2012 (come emerge dai relativi dati): la possibile difesa dei livelli occupazionali, del lavoratore e della continuità lavorativa, strettamente correlata con la salvaguardia dell’impresa e dei suoi valori accanto ad una conferma della concreta attenzione al territorio ed alla Comunità locale . Confermiamo ancora una volta il lavoro come punto centrale del nostro agire imprenditoriale e sociale. Dobbiamo continuare a fare quanto è possibile per non disperdere professionalità. Laddove si determinano i bisogni e le condizioni, continuare a fare ricorso ai contratti di solidarietà, alla cassa integrazione e ad ogni forma possibile di soluzione declinandola ed adeguandola a seconda dei settori e delle aziende, partendo dall’assunto che anche nella crisi la distintività cooperativa deve risultare concreta e percepibile (in particolare legata ai tempi e modalità di utilizzo) ancorché il ricorso agli ammortizzatori sociali in molti casi è e sarà inevitabile. Un concreto elemento di diversità è sicuramente lo sforzo a tutela dell’occupazione a cui poche cooperative si sono sottratte, certo con costi aggiuntivi, ma confermando una peculiare attenzione ai valori fondativi che anche nei momenti più difficili non viene meno. Tutto questo si evidenzia sempre più problematico, a distanza di quasi 6 anni dall’inizio di questa crisi economica, della situazione di ridimensionamento strutturale di alcuni settori e filiere produttive, della riforma degli ammortizzatori sociali nel frattempo intervenuta e della situazione della finanza pubblica e delle criticità a reperire le risorse per rifinanziare gli istituti stessi.

Un 83,3% (84,2% il dato dello scorso anno) ritiene che la Cooperativa non farà uso di ammortizzatori sociali nel corso del 2013 mentre il restante 16,7% ne sta già facendo uso o ritiene che nel corso dell’anno potrà vedersi costretto a farne uso, cercando come obiettivo prioritario di attivare tutte quelle forme (v. contratti di solidarietà, Cigo, Cig in deroga, Cigs e piani di crisi ex Legge n.142/01) che permettono comunque di mantenere collegati all’impresa tutti i lavoratori, ricercando nel contempo anche di limitare le conseguenze per gli stessi. Nel caso di utilizzo, si ipotizza complessivamente che questi vari interventi potrebbero coinvolgere indicativamente oltre 2.100 lavoratori. Nel caso poi di utilizzo di ammortizzatori sociali, un 73,3% (16,1% lo scorso anno) ritiene che questi potrebbero arrivare a riguardare anche i lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Infine sempre un 25,6% (era un 16,1% lo scorso anno) ritiene che la sua cooperativa potrebbe dover procedere nel corso del 2013 ad una riduzione della propria base lavorativa (parziale sostituzione del turnover; uscite anche incentivate, anche se questa opportunità risulta estremamente problematica anche alla luce della recente riforma pensionistica).

Risorse umane

Elemento chiave della competitività e patrimonio insostituibile per l’impresa è sicuramente rappresentato dal capitale umano delle Cooperative. Abbiamo pertanto cercato di cogliere alcuni elementi rispetto alle risorse umane, proprio in funzione della valenza strategica che le stesse rivestono, pur a fronte dello scenario economico e delle incerte prospettive che le imprese si trovano ad affrontare anche nel corso del 2013. L’87,5% delle Imprese (era l’89,8% lo scorso anno) ritiene necessario continuare ad investire sulle risorse umane, con particolare riferimento ad attività di formazione ed aggiornamento professionale (59%), ma anche attraverso attività di formazione sociale, rivolta ai Soci, ai Consiglieri d’Amministrazione ed alle Direzioni Aziendali (36%) ed altre iniziative similari (5%).

Il rimanente 12,5% delle Imprese non valuta, in questa fase, di effettuare interventi formativi mirati.

Ripresa economica

Abbiamo cercato di cogliere, alla luce della situazione, delle tendenze in atto, degli andamenti dei settori di appartenenza e delle Imprese, una indicazione relativamente alla ripresa economica nel nostro Paese. Ad ulteriore conferma di quanto analizzato precedentemente, il 54,9% delle Imprese (33,3% lo scorso anno) ritiene che la ripresa economica, intesa come una fase di sviluppo e crescita abbastanza consolidata, diffusa e radicata, sia ipotizzabile solo nel 2014. Il 3,9% (7,4% lo scorso anno) la ritiene prevedibile solo a fine 2013 mentre il 41,2% (59,7%) la considera ipotizzabile solo a partire dal 2015.

Da segnalare, in quanto sottolineato da alcuni cooperatori, che sicuramente sarebbe più realistico ragionare e ipotizzare nel tempo un rallentamento ed una fermata della discesa, che non parlare di una ripresa economica, comunque molto lontana e non ipotizzabile e difficilmente quantificabile.

Portafoglio ordini

Tenuto conto dei livelli di competizione sempre più accentuati, in particolare sui mercati internazionali e delle crescenti difficoltà riscontrate nell’acquisizione di ordinativi, ricercando il possibile mantenimento delle marginalità, abbiamo cercato di acquisire indicazioni relative alla situazione e/o alle tendenze del portafoglio ordini delle Imprese e di quanto si evidenzia relativamente ai margini di contribuzione rispetto agli ordinativi già acquisiti. La situazione del portafoglio ordini evidenzia che un 64% (75% lo scorso anno) delle Imprese si ritrova in una situazione coerente a quella dello scorso anno; un 6% (1,9% nel 2012) evidenzia una crescita ed un 30% (23,1% un anno fa) una diminuzione, che percentualmente può variare da un meno 5 ad un meno 50%.

Sempre rispetto al portafoglio ordini un 42,5% delle imprese (23,9% nel 2012) ha riscontrato una marcata accentuazione dei fenomeni di slittamento e/o allungamento dei tempi di consegna, divenuti ormai una consuetudine.

Relativamente alla marginalità, un 59,5% (contro un 61%) registra un andamento coerente con la situazione dello scorso anno; un 2,4% (2,4% lo scorso anno) indica un aumento ed un 38,1% (un 36,6% lo scorso anno) una diminuzione.

Situazione finanziaria

Le problematiche legate alla finanza ed all’accesso al credito, hanno ormai definitivamente assunto la “valenza strategica” ed in molti casi rappresentano la “vera criticità” per un numero sempre più significativo di imprese, di piccole e medie dimensioni, ma anche strutturate. Pertanto abbiamo cercato di acquisire alcune ulteriori valutazioni in merito. Un 53,6% (47,8% lo scorso anno) delle cooperative ha riscontrato, rispetto alla situazione del 2012, un consistente allungamento dei tempi e delle modalità di incasso. Un 16% (4,9% lo scorso anno) una variazione delle condizioni contrattuali precedentemente definite (fra queste da segnalare anche le richieste ridefinire piano di rientro e permute); un 39,3% (38,9% nel 2012) ha riscontrato un sensibile aumento delle insolvenze, talvolta destinate ad evolvere in procedure concorsuali e fallimentari di vario tipo.

Considerazioni conclusive

Il 2012, a distanza di oltre 5 anni da quando la crisi economica si è evidenziata in tutta la sua drammaticità, malgrado tutti gli sforzi messi in campo dai gruppi dirigenti, dalle basi sociali e dai lavoratori delle cooperative Imolesi, è stato un altro anno molto difficile e complicato anche per la cooperazione e gli andamenti, raffrontati con i dati del 2011 confermano una accentuazione generalizzata delle criticità. Il valore complessivo della produzione e delle vendite ha registrato una sostanziale tenuta rispetto ai livelli del 2011 (2,4 miliardi di € e +0,72% con una evidenza assoluta dell’export, che segna un -2,3%), scontando delle differenze anche significative tra settore e settore e fra le cooperative anche dello stesso settore, dimensione imprenditoriale e mercati di riferimento.

Rispetto alla situazione ante crisi (2007) il fatturato evidenzia ancora un segno negativo per 92 milioni, con un calo (-75%) rispetto all’utile complessivo.

L’ottimo livello di patrimonializzazione medio delle cooperative (1,7 miliardi di € pari al 71% del fatturato, anche se ovviamente differenziato fra le varie imprese) ha contribuito alla tenuta e permesso alle cooperative di reggere ed in diversi casi di reagire, di affrontare e limitare le criticità finanziarie e le difficoltà di accesso al credito, tema ancora particolarmente presente e che è arrivato a mettere in discussione anche la normale operatività fra imprese e sistema bancario. Ovviamente le problematiche finanziarie rappresentano una criticità molto diffusa in quasi tutte le aderenti, alcune anche di medio grande dimensione ed anche strutturate, ma risulta particolarmente sentito e diffuso nelle imprese meno strutturate, meno patrimonializzate e di minori dimensioni. Tutto questo ben sapendo che oggi il patrimonio di per se non è più elemento sufficiente per l’accesso al credito e la valutazione dell’impresa dal sistema bancario, ma sempre più assume rilievo la PFN (posizione finanziaria netta).

Nelle cooperative Imolesi l’occupazione fissa è leggermente diminuita (-0,34%), potendosi realisticamente parlare di una sostanziale tenuta del numero complessivo degli occupati a tempo indeterminato, ma si evidenzia una più marcata flessione delle altre forme contrattuali (-6,4% pari a 69 unità). Tuttavia rappresentando gli altri occupati solo l’11,37% del totale incidono limitatamente sull’occupazione complessiva che rileva una flessione dell’1,07%.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali è continuato ad essere importante, in particolare da parte di un numero limitato di imprese, in alcuni casi anche al di sotto di quanto prevedibile e preventivato.

Le previsioni (sulla base della nostra indagine e della vicinanza con i gruppi dirigenti delle aderenti), per il 2013 restano particolarmente complicate da effettuare. L’economia mondiale continua ad evidenziare situazioni altalenanti, con rallentamenti anche di Paesi ed Aree che in questi anni sono cresciuti a ritmi vertiginosi (in primis Cina ed India) e con l’accentuarsi di criticità dovute alla situazione interna ed esterna di Paesi ed Aree (Egitto innanzitutto, Iran, Turchia, Brasile e Venezuela ad esempio), con il perdurare e l’accentuarsi di difficoltà di gran parte dell’area € che potrebbero fare deragliare la ripresa e comunque non arrestare la caduta, aspetto che oggi rappresenta la vera priorità. La ripresa, che resta a più velocità, è minacciata dalla crisi del debito, dalla carenza di peso politico della UE, dalla lenta azione dell’Europa nel migliorare il sistema bancario (malgrado l’azione incisiva e continua della BCE d e di Mario Draghi), dalle difficoltà di bilancio degli Stati Uniti e dal surriscaldamento delle economie emergenti. Sulla base di questo perimetro e tenendo conto della situazione relativa ai fondamentali del nostro Paese ed alle azioni avviate lo scorso anno dal Governo Monti ed in questi primi mesi di vita dal Governo Letta, venendo a noi, ritengo si possa affermare che la capacità di tenuta che le cooperative hanno mostrato nel corso del 2009 e del 2010, di tangibile reazione evidenziata nel 2011 e di ricaduta registrata nel 2012 rischia di indebolirsi ulteriormente di fronte al perdurare della crisi e che, avendo sempre presenti le grandi diversità insediate nella nostra realtà, in particolare alcune fra le piccole e le micro cooperative, ma anche cooperative di maggiore dimensione operanti in settori e filiere assolutamente ancora dentro la crisi, potrebbero rischiare di vedere accentuarsi le difficoltà, a livello assolutamente significativo. In generale poi si evidenziano consistenti ulteriori criticità per quanto attiene la redditività, influenzata come è da molteplici fattori spesso esogeni all’impresa, mentre per i valori della produzione si può ipotizzare una tendenza complessiva alla sostanziale conferma dei dati 2012 per quanto riguarda l’occupazione si potrebbero registrare un utilizzo ancora più marcato di ammortizzatori sociali (con tutte le problematiche connesse agli aspetti legati alle risorse nazionali e regionali) e contrazioni, potenzialmente anche significative, dovute all’accentuarsi delle situazioni di difficoltà aziendali e settoriali e comunque la creazione estremamente limitata di nuovi posti di lavoro, in particolare per dare risposte ai giovani.

Negli anni di crisi la cooperazione italiana non si è comunque bloccata. Non si é fermata, non si é chiusa in sé stessa, attendendo - o limitandosi a chiedere - che altri pensassero a risolvere i problemi dell’Italia, dell’Europa, del Mondo.

Abbiamo intensificato gli sforzi ed il lavoro per tenere in vita le nostre cooperative, per farle crescere ancora quando è stato possibile, per farne nascere di nuove, per salvare ed incrementare il lavoro, per continuare a dare risposte alle aspettative ed ai bisogni dei soci e delle comunità.

C’è un dato che riassume più di tutti gli altri quello che, tutte insieme, le cooperative italiane hanno saputo fare. Tra il 2007 e il 2011, l’occupazione nelle cooperative è cresciuta di quasi l’8%! (E’ il dato rilevato dal Primo Rapporto Censis sulla cooperazione, pubblicato nel 2012). Per capire meglio il valore del risultato, negli stessi anni l’occupazione complessiva in Italia è diminuita del dell’1,2%.

Questo significa che, noi soli, abbiamo attraversato indenni la grande crisi?

Assolutamente no.

Per salvare ed incrementare il lavoro, le cooperative hanno compresso le redditività e sacrificato gli utili.

L’Alleanza delle Cooperative Italiane nasce prima di tutto per far si che la formula cooperativa possa essere messa a disposizione della società italiana, senza i pesi ed i vincoli del passato, perché ogni cittadino la possa scegliere, indipendentemente dalle proprie appartenenze politiche o della propria fede religiosa, quando la consideri la formula più adeguata ad affrontare e risolvere i propri problemi ed a perseguire i propri obiettivi.

Questo viaggio è partito due anni e mezzo fa a livello nazionale e lo scorso mese di settembre a livello imolese. E’ stato fatto un buon tratto di strada, con passo costante, misurato ma sicuro sono stati raggiunti risultati importanti.

Ma la speranza che nutriamo e l’augurio che ci facciamo è che questo percorso coinvolga sempre di più tutte le aziende cooperative.

Cooperare tra cooperative, costruire reti, progettare prospettive comuni e condivise può rappresentare un nuovo elemento di sviluppo, un differenziale competitivo che ci auguriamo aiuti le nostre cooperative a fronteggiare meglio la situazione ed a riposizionarsi verso il futuro.

Non dobbiamo avere paura dei cambiamenti, dobbiamo essere consapevoli della nostra forza e del compito che dobbiamo svolgere.

L’Alleanza delle Cooperative Italiane rappresenta un grande pensiero ed un grande progetto, indispensabile per perseguire un grande cambiamento ed un grande risultato.

Imola, 12 luglio 2013

Il Presidente

Sergio Prati

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